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Un invito a cena speciale contro l’indifferenza e l’emarginazione. Le famiglie di Capannori, Lucca e della Piana lucchese possono aggiungere un posto a tavola per un richiedente asilo ospitato nel loro territorio. Parte la seconda edizione del progetto “Aggiungi un posto a tavola” nato per favorire l’integrazione dei migranti della Cooperativa sociale Odissea con l’Osservatorio per la Pace del Comune di Capannori, la Caritas della Diocesi di Lucca e Cooperazione Missionaria Diocesi di Lucca.

Un’occasione per i residenti di scoprire chi sono veramente i richiedenti asilo, quali sono le loro storie, come sono arrivati e come si trovano in Italia. Le famiglie potranno fare loro domande e conoscerli faccia a faccia senza alcun pregiudizio, soltanto ascoltandoli in un clima conviviale. Un’iniziativa unica, nata in Garfagnana la scorsa estate, sono state 15 le famiglie e le corti di paese che hanno aderito all’iniziativa.

migranti saranno accompagnati da un operatorio della Cooperativa Odisseae e/o dell’Osservatorio per la Pace e saranno selezionati sulla base della loro disponibilità, conoscenza della lingua italiana e propensione alla socialità.

La vera integrazione si costruisce attraverso la conoscenza – afferma Valerio Bonetti, responsabile della Cooperativa sociale Odissea ecco perché abbiamo pensato a un momento di incontro per i migranti e le famiglie del territorio. Si tratta semplicemente di un modo per scambiare opinioni, scoprire magari che sono tante le cose che ci accomunano. Speriamo che siano in tanti a sfruttare l’occasione”. Per aderire è possibile scrivere a aggiungiunpostocapannori@gmail.com oppure chiamare lo 0583935251 da lunedì a venerdì (9:00-13:00).

Una delegazione di studenti americani provenienti da New York, dalla California, dal Texas, da Washington e dall’Iowa, a Sesto Fiorentino per studiare la migrazione europea attraverso il progetto di integrazione sul territorio avviato nel 2017 dalla cooperativa sociale Il Cenacolo con gli ospiti del centro di accoglienza Il Gerlino.

Dopo essere stata considerata esempio vincente dal quotidiano britannico The Guardian, questa volta un gruppo di studenti da 15 a 17 anni ha deciso di venire a conoscere l’esperienza di Sesto Fiorentino per studiare il fenomeno della migrazione in Europa e il funzionamento delle politiche pubbliche con l’insediamento del nuovo Governo.

Lunedì 9 luglio si è tenuto l’incontro tra migranti, studenti americani e rappresentanti dell’associazionismo del territorio per confrontarsi su tema dell’integrazione e dell’inclusione sociale in Italia e confrontarsi sul progetto di mediazione di strada a Sesto Fiorentino. Dopo l’incontro gli studenti sono stati accompagnati per Sesto Fiorentino a conoscere i commercianti, i cittadini e i rappresentanti delle associazioni sportive e culturali che hanno aderito al progetto nato per facilitare l’integrazione e sostenere la partecipazione dal basso valorizzando gli spazi urbani pubblici.

“Si tratta di una nuova occasione per noi molto importante di raccontare oltre oceano un progetto che funziona – spiega Matteo Conti, presidente della Cooperativa Il Cenacolo – e che ci sta regalando importanti soddisfazioni. A Sesto abbiamo la conferma che possono esistere esperienze positive di accoglienza, dialogo e integrazione quando si lavora con il territorio creando sinergie virtuose e convincenti.”

 

Prato d’argento” è il nuovo progetto di assistenza domiciliare dedicata agli anziani messo a punto dalla Pubblica Assistenza “L’Avvenire” Prato in collaborazione con il consorzio CO&SO. Le cooperative Nomos e Girasole, legate al consorzio, insieme alla cooperativa Avvenire, forniranno personale altamente professionale, qualificato e referenziato, dedicato all’assistenza domiciliare di persone anziane. La Pubblica Assistenza sarà così il punto di riferimento sul territorio per i cittadini, sia per ricevere tutte le informazioni necessarie sia per effettuare le prenotazioni del personale. Il progetto, nella fase iniziale, è stato finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito di un avviso pubblico destinato ad attività del Terzo Settore.

 

Le cure migliori direttamente a casa, nell’ambiente familiare, migliorando la qualità della vita di tutti. Attraverso l’ascolto degli anziani e dei loro familiari, si individua il bisogno e si concretizza l’aiuto con l’elaborazione di un programma di assistenza, anche notturna, definito in base alle reali esigenze e alle risorse della famiglia. Verranno individuate una o più figure professionali qualificate e referenziate quali infermieri professionali e fisioterapisti, operatori sociosanitari, addetti all’assistenza di base e assistenti familiari.

 

Per accedere al servizio è possibile recarsi agli sportelli di supporto delle sedi della Pubblica Assistenza di Prato, Casale e Vaiano. Qui operatori specializzati forniranno informazioni e aiuteranno la famiglia a orientarsi tra i vari servizi del territorio.

 

Ecco gli orari degli sportelli: tutti i lunedì, dalle 14 alle 18, nella sede centrale della Pubblica Assistenza L’Avvenire a Prato in via San Jacopo 34; il secondo e il quarto venerdì del mese, dalle 14 alle 18, a Vaiano nella sede della Pubblica Assistenza di via Braga 181; il secondo e quarto mercoledì del mese, dalle 15 alle 18, nella sezione di Casale e Tobbiana della Pubblica Assistenza in via Frosini 2.

È possibile ricevere informazioni telefonando al numero 0574.25725, collegandosi al sito web www.pratodargento.it  oppure inviando una mail a info@pratodargento.it.

 

“La Toscana è sempre di più terra di anziani. La popolazione invecchia, e gli anziani hanno sempre più bisogno di cure e assistenza che rispondano alle loro esigenze e a quelle delle loro famiglie è il commento di Stefania Saccardi, assessore al diritto alla salute, al welfare e all’integrazione socio-sanitaria della Regione Toscana – Noi vogliamo che gli anziani e i loro familiari non si sentano lasciati soli in questa ricerca, e cerchiamo di mettere in piedi servizi e iniziative rispondenti alle reali necessità di ciascun nucleo familiare. Per questo abbiamo finanziato il progetto “Prato d’Argento”, e volentieri lo sosteniamo, con la certezza che gli anziani e le loro famiglie potranno contare su operatori qualificati in grado di ascoltarli, indirizzarli, e mettere a punto con loro un programma di assistenza personalizzato”.

 

“Sono in atto forti cambiamenti nel sociale, grazie alla nuova legge del Terzo Settore ­ – dichiara Livio Benelli, Presidente Pubblica “Assistenza” L’Avvenire Prato – Pertanto oggi più che in passato è possibile operare bene in ambito sociale ed offrire servizi sempre più qualificati e accessibili ai cittadini e più in generale al nostro territorio”.

 

“A fronte del progressivo invecchiamento della popolazione, emerge in maniera sempre più evidente che le cure a domicilio sono necessarie per garantire una migliore qualità della vita all’anziano e alla sua famiglia – dichiara Francesca Bottai, amministratore delegato del consorzio Co&So – Prato d’Argento nasce per questo, per supportare le famiglie e non lasciarle sole. È un progetto che è cresciuto e si è realizzato grazie ad una collaborazione attiva fra il modo del volontariato e quello dell’impresa sociale che assieme, ognuno con le proprie sensibilità e competenze, si stanno impegnando a dare una risposta ai bisogni dei cittadini. Siamo convinti che il welfare del futuro debba vedere sempre più protagoniste le realtà del terzo settore in sinergia tra di loro e con le istituzioni pubbliche”.

 

“Siamo una cooperativa giovane che lavora in perfetta sinergia con la Pubblica Assistenza, garantendo all’associazione personale qualificato e servizi – commenta Andrea Meoni, presidente Avvenire Cooperativa Sociale Onlus – Quella con il consorzio CO&SO, rappresentata dal progetto Prato d’Argento, è l’opportunità di una nuova collaborazione alla quale teniamo molto. Perché crediamo in un nuovo modello di servizio per l’assistenza domiciliare agli anziani e per dare risposte al territorio, caratterizzato da risorse non infinite. Da parte nostra cerchiamo così di sopperire e intervenire al meglio. Una nuova sfida che ci sentiamo pronti ad affrontare”.

 

“L’Amministrazione Comunale – dichiara Simone Faggi, Vicesindaco di Prato – non può che sostenere questo percorso di collaborazione tra privato sociale e associazioni del terzo settore. La valorizzazione delle esperienze di entrambe in un progetto comune può portare solo un valore aggiunto in positivo sui livelli assistenziali territoriali di prossimità per i cittadini. È sicuramente un progetto innovativo, fra i primi in Toscana, anche grazie ai finanziamenti della regione in linea con le riforme del terzo settore che ci fa fare passi avanti importanti nel mondo del sociale”.

 

“La Società della Salute Pratese accoglie positivamente questa iniziativa dove il progetto di assistenza domiciliare agli anziani va ad integrare i servizi già resi dalle pubbliche amministrazioni – dichiara il presidente, Luigi Biancalani – Rafforzando la necessità di una domiciliarità, per dare sollievo all’istituzionalizzazione dell’anziano vista la tendenza di un crescente invecchiamento della popolazione, e proponendo di mantenerlo al proprio domicilio per aiutare i familiari con un servizio di qualità”.

 

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Un mega dipinto nella corte interna dello Student Hotel di Firenze, realizzato dai ragazzi ospitati nelle case di accoglienza per  minori stranieri  non accompagnati Gulliver e Mondoinsieme, gestite da Il Cenacolo – cooperativa aderente al Consorzio Co&So. Con loro hanno lavorato gli artisti della famosa community art Favela Painting, nata 12 anni fa con l’ obiettivo di colorare le grigie baracche di Rio de Janeiro, i sobborghi di North Philadelphia fino ai campi rifugio di Lesbo e rendere la vita dei suoi abitanti un po’ più dignitosa attraverso l’arte e la bellezza. Tre giorni di lavori intensi, 11 ragazzi coinvolti, e un’opera bellissima inaugurata con l’apertura dello Student Hotel

Il progetto è nato dall’incontro tra Cenacolo  e Charlie McGregor, Ceo & Founder TSH, che ha messo in contatto la cooperativa con la United Painting Crew.

E’ stato un progetto nato per caso, una fortuita coincidenza  – racconta Chiara Meiattini de Il Cenacolo – Quello che doveva essere un problema di vicinato si è rivelato una grande opportunità di conoscenza e di condivisione. Abbiamo intenzione di continuare questa collaborazione con Favela Pianting e The Student Hotel, soprattutto per dare ai ragazzi nostri ospiti una possibilità in più per integrarsi e migliorare la loro vita. Il nostro obiettivo è costruire progetti di accoglienza destinati ai migranti che si traducano sempre di più in occasioni di sviluppo per tutto il territorio”

Sono quadri nati da un’arte diversa, realizzati da artisti forse inconsapevoli e per questo ancora più affascinanti. A Lucca, da domani, martedì 29 maggio, fino al 7 giugno, al Palazzo Ducale, sono  in mostra le opere delle persone con disabilità mentale che frequentano i servizi della cooperativa sociale La Mano Amica

 

Si chiama art brut, in inglese è conosciuta come outsider art, in Italia l’abbiamo ribattezzata arte irregolare. Tanti nomi per descrivere un’espressione artistica unica, che racconta il mondo interiore di persone con problematiche mentali che hanno avuto modo di esprimersi in laboratori di arte figurative, nei centri diurni e nelle residenze di Lucca e della Versilia. 19 artisti le cui opere, più di un centinaio,  sono state selezionate da Nadia Buonamici, psicoterapeuta e arte-terapeuta della cooperativa.

 

“L’immaginario svelato”, così si chiama la mostra fatta di ritratti, collage, figure astratte che restituiscono a chi li osserva un mondo nuovo,  da scoprire, da cui traspare sofferenza e purezza. 

“Sono artisti speciali, che riescono a stupirci – spiega Elisabetta Gonnella, responsabile area Salute mentale della cooperativa La Mano Amica –  La loro è un’arte irregolare, che nasce dal profondo, è pura perché non contaminata da imposizioni sociali eppure manda  messaggi estremamente chiari. Con questo progetto abbiamo voluto dare  la possibilità di esprimersi a persone che  hanno delle capacità artistiche potenti, ma che, a causa delle difficoltà che vivono, non potrebbero mai emergere. L’arte ha una grande funzione di riabilitazione, è anche un canale di comunicazione  importante per  noi terapeuti. Ma soprattutto è per loro gratificante, perché gli restituisce un posto all’interno della comunità”

 

La mostra verrà inaugurata domani pomeriggio alle 17.30 al Palazzo Ducale di Lucca con un aperitivo offerto dalla cooperativa La Mano Amica nel Cortile degli Svizzeri. Nel corso della mostra ci saranno workshop, a ingresso gratuito, dalle 16 alle 18, a partire da venerdì 1 giugno con il laboratorio di collage tenuto dalle terapeute Nadia Buonamici e Giuliana Batignani. Lunedì 4 giugno si terrà un laboratorio di arte mediata e poi mercoledì 6 giugno un altro sull’ascolto musicale.

 

La mostra sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 15 alle 18. Dopo il 7 giugno, il progetto diventerà itinerante, toccando vari comuni della provincia di Lucca

Sarà una sfida all’ultima forchettata fra tagliatelle ai funghi (rigorosa ricetta tradizionale toscana) da una parte e cous cous in salsa vegetariana (dalla tradizione africana) dall’altra. L’appuntamento è sabato 26 maggio, dalle 18 alle 21 in p.zza Ginori a Sesto Fiorentino.

La singolare gara, che richiama scherzosamente fin dal titolo “Master Cas” il noto programma tv cult di sfida culinaria, proprio come a MasterChef vede una competizione piatto contro piatto, salsa contro salsa, fra la tradizione della cucina locale e quella importata da giovani provenienti dal continente africano. CAS infatti sta per centro d’accoglienza straordinaria cioè centri che si occupano dell’accoglienza e dei progetti di integrazione dei cittadini che emigrano da noi.

A giudicare però non ci saranno i nuovi guru dei programmi di cucina, ma più democraticamente i palati di persone normali che con un’offerta libera per un giorno (almeno) potranno sentirsi i nuovi Cracco. Toccherà infatti a una giuria popolare decidere la palma del migliore piatto e quindi del cuoco (o della cuoca) da premiare. Insomma una giuria popolare che assaggia e vota quello che gli è piaciuto di più. Ai vincitori andranno in premio buoni spesa offerti dai negozianti del centro commerciale naturale di Sesto Fiorentino.

Funziona così: le persone che vogliono partecipare, in cambio di una un’offerta libera, saranno dotati di posate e due cartoncini, uno rosso e uno blu con cui votare la squadra prescelta. Infatti a Master Cas (proprio come a Master Chef) le squadre, miste, saranno due, rossa e blu. I due gruppi sono composti dai migranti accolti nel centro di accoglienza Il Gerlino, che hanno appena concluso il corso di formazione Ristorazione e sala presso il Circolo La Rinascita, realizzato da Co&So e coop. Il Cenacolo, da scout, e dai membri delle associazioni di volontariato del territorio. E la sfida, ovviamente, sarà fra un menù di cucina tipica toscana e uno africano. Da una parte pasta fresca (tortelli e tagliatelle) con ragù e sugo ai funghi dall’altra salsa vegetariana, cous cous e banko

Un legale, uno psicologo e un infermiere di strada, per aiutare senza  dimora  e persone in grave difficoltà socio economica, ma anche per risolvere situazione di degrado e di conflitto. Sono le principali novità per il 2018 del Progetto NOI – mediazione di Strada, un progetto coordinato dalla cooperativa sociale “Il Cenacolo” aderente al Consorzio Co&So, con la cooperativa “Pane e Rose”e finanziato dal Comune di Prato e dalla Regione Toscana nell’ambito del Progetto Prato, in collaborazione con il Pin Polo Universitario Pratese. Le novità del 2018 sono state illustrate venerdì 13 aprile dal vicesindaco e assessore alle Politiche per la cittadinanza Simone Faggi, dal direttore dell’area inclusione e accoglienza de “Il Cenacolo” Andrea Ricotti, dalla responsabile dell’area inclusione di “Pane e Rose” Lara Toccafondi, dal coordinatore di Progetto NOI Marco Ceccarelli e dal direttore del Pin Enrico Banchelli, in occasione della presentazione del  report sul lavoro svolto nel 2017.

Lo scorso anno, l’attività di mediazione e sostegno degli operatori e dei professionisti ha coinvolto 1145 persone che vivono una condizione di marginalità, 712 uomini, 433 donne e una famiglia. 401 persone hanno tra i 41-50 anni, 297 tra i 31 e i 40, 212 tra i 51-60 anni, 159 tra i 19 e i 30 anni, poi 5 minori e 82 persone oltre i 61 anni. Le persone intercettate con problemi di tossicodipendenze sono state 81, 39 invece sono le persone intercettate che vivono per strada con problemi di tipo psicologico o psichiatrico. “Nel corso dell’anno abbiamo registrato una media di 3 contatti al giorno, totalizzando un numero di interventi davvero notevole: lo scetticismo che abbiamo riscontrato qualche anno fa è stato sconfessato dai dati, che testimoniano infatti un allargamento del progetto sia per quanto riguarda il territorio da esso coperto che per il suo target di riferimento” afferma Enrico Banchelli. “Il Pin ha dato anche un appoggio logistico al progetto, fornendo agli operatori una base operativa nel cuore della loro area d’intervento”.

Per l’assessore Faggi “la marginalità è un problema in fase di oggettiva crescita: ne abbiamo avuto la conferma affrontando l’emergenza freddo di questo inverno, in cui abbiamo accolto nelle notti più fredde 40 persone invece delle 20 degli anni passati. La presenza continuativa degli operatori in strada ci consente di identificare ed affrontare le situazioni a rischio, collaborando con i cittadini in un processo sia di prevenzione del disagio che di promozione del benessere e del decoro urbano. Progetto NOI, per esempio, ci ha permesso di affrontare in maniera civile una situazione particolarmente delicata come lo sgombero dell’ex Valore avvenuto nello scorso anno: grazie all’intervento degli operatori è stato possibile trovare un punto di contatto con gli occupanti e trovare insieme, prima dello sgombero, nuove soluzioni per la loro accoglienza”.

Gli operatori collaborano attivamente con la comunità, avendo rapporti continuavi con i comitati di cittadini, le istituzioni e le scuole. Nel 2017 sono stati 1044 i contatti avuti, da cui si sono generate segnalazioni e necessità di intervento attraverso la mediazione. Molto utilizzato anche lo sportello di ascolto posto all’interno della Mensa Giorgio La Pira. Altri utenti sono stati invece segnalati direttamente dalla direzione dei Servizi Sociali del Comune di Prato. L’attività di presidio territoriale si è ampliata oltre il centro storico, quindi verso la stazione centrale, viale Vittorio Veneto, via Roma, via Baldinucci, via Ferrucci, piazza Oberdan, il parco Reginaldo Giuliani e le zone adiacenti. Per il 2018 l’attività si allargherà ancora: oltre ai percorsi di sostegno, mediazione e presidio, saranno incentivate le attività multidisciplinari.

“Per quest’anno stiamo lavorando su due fronti – spiega  Andrea Ricotti – da una parte rafforziamo i legami costruiti in questi mesi, soprattutto con le associazioni di cittadini e allo stesso tempo vogliamo incentivare una partecipazione attiva rendendo i residenti e i negozianti protagonisti del processo di integrazione e di risoluzione dei conflitti. Stiamo lavorando anche ad un percorso di educazione con le persone che vivono una situazione di marginalità, per favorire il processo di integrazione. I risultati raggiunti in questi mesi ci spingono a lavorare in questa direzione, grazie anche  alla collaborazione attiva con le istituzioni, come il Comune di Prato, e le altre associazioni che sul territorio vivono e lavorano”.

I nuovi passi del Progetto NOI nel 2018. Gli operatori passano da 3 a 6: verranno inserite la figura di un legale e di uno psicologo, per venire incontro a tutte le esigenze e dare risposte più immediate e risolutive ai bisogni; a presidiare le strade ci sarà anche un infermiere di strada, che aiuterà le persone a iscriversi al servizio sanitario, a scegliere il medico e il pediatra, faciliterà l’accesso alle strutture sanitarie e valuterà le condizioni di salute generali delle persone senza dimora. Verrà intensificata la collaborazione con le scuole, dopo la positiva esperienza nella scuola dell’Infanzia “Il Campino” sulla sensibilizzazione verso la raccolta dei rifiuti pericolosi. Proseguirà il lavoro mattutino nelle stazioni, portando la colazione alle persone che lì dormono per instaurare così legami nuovi. “Lo scorso anno in 8 uscite sono state intercettate 120 persone” afferma il Coordinatore Marco Ceccarelli. “Verrà implementato il lavoro notturno, per monitorare e lavorare sulle situazioni critiche, soprattutto dal punto di vista sanitario. Vista la quotidiana presenza di senzatetto, la Biblioteca Lazzerini verrà monitorata maggiormente dagli operatori. Verrà inoltre attivato anche un numero telefonico a cui risponderà un operatore 24 ore su 24. Per tre nuclei familiari già seguiti dai servizi sociali, verrà creato un percorso specifico verso l’autonomia abitativa. Periodicamente ci saranno incontri con i servizi sociali del comune di Prato, per concordare e confrontarsi su casi ben specifici”.

Per raccontare l’esperienza fatta dal 2015 ad oggi, individuare nuovi bisogni del territorio e contemporaneamente elaborare nuove metodologie di intervento,  il 14 maggio si terrà il convegno  “Noi…Altri” a Prato, presso la Biblioteca Lazzerini. Parteciperà all’incontro anche il Gruppo Abele di Don Luigi Ciotti. Quell’occasione sarà un importante momento di scambio e di riflessione per fare  un ulteriore passo avanti nell’affrontare e superare il problema della marginalità

Il Comune di Firenze e l’Università degli Studi di Firenze hanno firmato, a Palazzo Vecchio, un protocollo di intesa con Federsolidarietà-Confcooperative Toscana, Legacoopsociali-Legacoop Toscana, AGCI-Solidarietà Toscana, in cui si impegnano a destinare il 5% delle loro gare a procedure riservate alle cooperative sociali di tipo B, che si occupano dell’inserimento di soggetti svantaggiati. È il risultato di un percorso di lavoro avviato a livello regionale e anche dell’applicazione del nuovo codice degli appalti, che recepisce le direttive europee che vanno nella direzione di salvaguardare i soggetti deboli, pur mantenendo saldi i principi della concorrenza e del libero mercato. Ma non solo, il protocollo prevede anche la suddivisione in lotti più piccoli, adeguati alla partecipazione di medio-piccole imprese. La clausola sociale, invece, stabilisce che nelle gare aperte a tutti gli operatori economici l’esecuzione di alcuni servizi avvenga con l’utilizzo di persone svantaggiate. Un tavolo di coordinamento si occuperà, infine, di elaborare proposte e procedure specifiche, promuovere, vigilare e monitorare l’attività e l’entità degli affidamenti annuali di beni e servizi e l’efficacia degli interventi programmati.

La cooperazione sociale è fondamentale per avvicinare le fasce deboli al mondo del lavoro, che per questi soggetti rappresenta un modo per inserirsi nella società e conquistare l’autonomia.

La cooperazione sociale è, da sempre, per vocazione e per natura, un potente strumento di inclusione lavorativa e sociale. L’inserimento lavorativo di persone svantaggiate arricchisce le comunità locali, aumenta la sicurezza e la coesione sociale, incrementa la qualità della vita: genera un vero e significativo risparmio di risorse pubbliche che ne fanno uno dei migliori esempi di politiche attive del lavoro e di politiche sociali attive. Ogni persona svantaggiata ha infatti un costo per la collettività (47 mila euro persona/anno per la comunità psichiatrica, 24 mila euro persona/anno per diurno psichiatrico, 14 mila euro persona /anno nel centro minori, 10 mila euro persona/anno nelle comunità terapeutiche, 70 mila euro per ogni detenuto). Ogni inserimento porta un beneficio medio di 23 mila euro, considerando i 2.021 impiegati nelle cooperative toscane, si può stimare un beneficio di 46, 4 milioni di euro ogni anno nella nostra regione.

La cooperazione è riuscita a trasformare svantaggi e fragilità in opportunità, non solo di coesione sociale ma anche di risparmio di risorse pubbliche – afferma Fabio Palmieri, presidente di Federsolidarietà-Confcooperative Toscana – ma la centralità del lavoro è fondamentale nell’esperienza di queste particolari imprese. Per questo l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati deve essere pensato come un bene comune. Il sostegno e il rafforzamento di questo sistema deve essere un obiettivo qualificante di politiche di sviluppo ma anche alla base di un approccio culturale diverso. Il protocollo firmato oggi, che accogliamo con grande soddisfazione, va in questa direzione e la presenza dell’Università – aggiunge Palmieri – crediamo possa garantire anche quest’ultimo aspetto”.

In uno scenario in cui la domanda di servizi di welfare si evolve rapidamente, e al tempo stesso cresce il bisogno di sostegno all’occupazione delle fasce più deboli della popolazione, la cooperazione sociale diventa sempre più una risorsa strategica per le comunità locali – afferma Marco Paolicchi, responsabile Area Welfare di Legacoop Toscana -. Questo protocollo consentirà di offrire opportunità di lavoro concrete a persone che si trovano in una situazione di svantaggio sociale, contribuendo alla loro integrazione nella società e con un effetto moltiplicatore dei benefici per la collettività”

Questo protocollo si qualifica per l’importanza che ha per una città come la nostra e per un tessuto già ricco di numerose realtà che operano nel settore dell’inserimento lavorativo. Attraverso questo accordo, grazie anche all’intervento dell’università, si trova una formalizzazione ulteriore che aiuterà a trovare un impiego chi oggi ha il diritto di trovare nel lavoro una propria autonomia.” dichiara Federico Pericoli, presidente Agci Solidarietà Toscana

Al Centro diurno per disabili L’Onda, gestito dalla coop La Mano Amica,  è arrivata la stanza “snoezelen”, un nome olandese per descrivere un ambiente che stimola i cinque sensi e che aiuta a rilassarsi. È una stanza al buio, dove effetti luminosi, colori, suoni, musiche e profumi trasmettono a chi la vive serenità e benessere; un luogo dove personale qualificato guida gli ospiti in un percorso di stimolazione che produce effetti benefici sull’umore e sul comportamento.

La “snoezelen room” è un tipo di terapia originariamente fondata in Olanda per le persone con disabilità cognitive e di sviluppo e lavora sul benessere della persona attraverso la stimolazione controllata dei cinque sensi: quindici o venti minuti sono sufficienti per stare meglio.

È questa la novità che sarà un punto di riferimento per la provincia di Lucca e che arricchisce il Centro di via di Tiglio a Carraia, una struttura semiresidenziale rivolta a persone con disabilità psico-fisica che svolge la propria attività in collaborazione con la famiglia, con gli altri servizi specifici per la disabilità e la rete sociale.

Il Centro offre assistenza personalizzata e interventi di rieducazione e riabilitazione, accoglie un massimo di 29 persone tra i 18 e i 64 anni ed è un servizio dell’ex Azienda Usl 2 di Lucca gestito dal luglio 2016 dalla cooperativa “La Mano Amica”, associata a CO&SO.

La Mano Amica” è stata fondata nel 1989 per offrire assistenza domiciliare in alcuni progetti nell’ambito della Salute Mentale nel Comune di Lucca e per garantire la funzionalità del nascente Centro Residenziale per Anziani di S. Anna e nel tempo ha saputo dare risposte a esigenze molto diverse, dando un valido aiuto ai servizi sociali del territorio.

Nello svolgimento della propria attività ha da sempre scelto una forma di integrazione con i servizi pubblici, nell’ottica di un migliorare sempre più l’offerta rivolta ai cittadini. Con l’evoluzione del Terzo settore la cooperativa ha avuto l’occasione di creare una forte rete di collaborazioni con altri soggetti presenti nel territorio e aderire a Confcooperative. Una rete di rapporti che ha permesso di affinare sempre più la qualità del proprio lavoro.

Una storia inventata dai bambini di 4 e 5 anni della scuola San Giuseppe di Pontedera. Un libro con un messaggio di pace da regalare agli altri. Protagonista un “fiocco”, con la bocca, che si ribella a Babbo Natale e non vuole incartare un regalo che non gli piace. Alcuni genitori, apprezzando il valore di tale lavoro, hanno deciso di pubblicare la storia, drammatizzata e rappresentata con disegni dai bambini della San Giuseppe, e il libro è ora disponibile in copie limitate.

La Scuola d’Infanzia Paritaria S. Giuseppe di Pontedera, gestita dalla cooperativa sociale S.P.E.S., da anni promuove l’educazione prosociale, cercando di incoraggiare nei bambini comportamenti di attenzione verso gli altri. La storia “Il fiocco con la bocca” è il risultato di un percorso di riflessione sulla pace e il disarmo, ma è soprattutto il risultato della fantasia di trenta bambini, piccoli “costruttori di pace”.