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Chi sono le famiglie fragili? Di che cosa hanno bisogno? E che cosa si può fare per proteggerle dal disagio sociale e dalla povertà educativa?

Se ne parlerà giovedì 6 dicembre a Firenze nell’Aula Magna di via San Gallo 10, alle 14.30.

 “Famiglie fragili tra welfare e innovazione” è l’evento che chiude i due anni di attività del Family Hub, progetto sperimentale a sostegno della genitorialità, realizzato a Firenze e Scandicci dal Gruppo Cooperativo Cgm, con il partenariato di Consorzio Co&So/Cooperativa L’Abbaino, Comune di Firenze, Dipartimento di Scienze dell’Educazione e Psicologia di Firenze, Associazione Nosotras, Oxfam

Molto ricco  il panel di esperti che parteciperanno: Cristina Giachi (vicesindaca e assessora all’educazione, università e ricerca del Comune di Firenze), Sara Mele (responsabile del settore educazione e istruzione della Regione Toscana), Clara Silva (presidente del dipartimento di Scienze della formazione e psicologia dell’Università di Firenze), Patrizia Calabrese (area politiche sociali e programma 0-6 della Fondazione Compagnia di San Paolo), Elena Innocenti (ricercatrice della Fondazione Zancan Onlus), Ersilia Menesini (direttore del dipartimento di Scienze della formazione e psicologia dell’Università di Firenze), Francesca Bottai (amministratore delegato area educazione Co&So e consigliere di amministrazione Cgm), Paola Cecchi (vicepresidente della cooperativa L’Abbaino), Francesco Tanini (coordinatore del progetto Co&So),

Il direttore dell’area educazione del Consorzio Co&So, Claudia Calafati, modererà l’incontro. Mentre le conclusioni saranno affidate alla massima esperta di sociologia, la professoressa Chiara Saraceno, il cui intervento si intitolerà: “Sull’equivoco della famiglia”.

 

Il cibo ha fatto ancora una volta da collante tra culture diverse, abbattendo barriere e pregiudizi. È successo al Circolo Arci di Bonelle, a Pistoia, nel corso della serata conclusiva del progetto #apriteleporte promosso dalla Cooperativa Gruppo Incontro.

I migranti accolti nei diversi centri Cas del Gruppo Incontro hanno cucinato i piatti tipici dei loro Paesi e, insieme agli operatori, hanno realizzato anche una tipica pietanza italiana: la pizza.

 

Un momento di festa, insomma, ma anche un modo per ricambiare la grande solidarietà delle famiglie pistoiesi che, con l’iniziativa #apriteleporte, da luglio a fine ottobre, hanno ospitato un migrante in casa propria per condividere un pranzo o una cena.

«La partecipazione alla cena  è stata entusiasmante e ha confermato che la conoscenza reciproca è il miglior antidoto contro paura e indifferenza» ha commentato Donata Carradori, referente progetto Cas per Gruppo Incontro.

 

Ecco i numeri che dimostrano il successo di #apriteleporte:

– 24 inviti;

– 17 famiglie e 7 gruppi di famiglie o di amici che hanno dato la propria disponibilità, a Pistoia città, ma anche nella zona di Santomato/Montale, Pescia, Firenze;

– 45 migranti del Gruppo Incontro che hanno partecipato alle cene o pranzi nelle famiglie, aderendo anche a più inviti

– oltre 100 persone, tra migranti, famiglie, amici e operatori, che si sono incontrati, si sono conosciuti reciprocamente e hanno costruito nuovi legami.

«Siamo profondamente soddisfatti di questi risultati, tanto che stiamo già pensando di riproporre l’esperienza» conclude Carradori. «ieri diverse famiglie hanno detto che vorrebbero invitare nuovamente i ragazzi migranti che hanno conosciuto e ovviamente abbiamo accolto con molta soddisfazione questa loro richiesta, al di là di ogni progetto. Abbiamo poi lanciato l’idea di invitare un migrante durante i pranzi tradizionali delle  feste di Natale, vedremo come proseguire in questo progetto»

 

Prevenire ogni forma di discriminazione dovuta all’orientamento sessuale e all’identità di genere attraverso la conoscenza e l’educazione. È questo l’obiettivo che la comunità queer autogestita Ireos e la cooperativa sociale Il Cenacolo intendono perseguire con l’iniziativa “I colori dell’accoglienza”: tre giornate di formazione rivolte alle operatrici e agli operatori dei centri giovani, delle cooperative e dei servizi sociali, e alle università, durante le quali verranno affrontati i temi dell’accoglienza e del sostegno alle persone lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali).

«Educare alle differenze fin dai banchi di scuola è di fondamentale importanza per creare una società basata sul rispetto dell’identità di genere» spiega Andrea Ricotti, responsabile dell’area Inclusione e Accoglienza Sociale de Il Cenacolo. «Con queste giornate di studio vogliamo formare gli operatori e gli insegnanti affinché possano conoscere e rispettare i bisogni delle persone lgbti, dai più giovani ai più anziani, compresi i richiedenti asilo che spesso subiscono una doppia discriminazione per la loro condizione di migranti e per l’orientamento sessuale».

Il primo appuntamento con “I colori dell’accoglienza” è fissato per il 30 ottobre con alcune lezioni introduttive sullo sviluppo psicosessuale e sulla diversità di genere, sull’educazione psicoaffettiva e sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. La giornata si concluderà con un laboratorio sugli stereotipi e sul bullismo omo-transfobico.

Il 6 novembre si parlerà di come uscire dai confini della eteronormatività e di come educare alla parità di genere a scuola. Per finire, un laboratorio rivolto agli operatori sociali.

Il 13 novembre, l’attenzione si sposta sui rifugiati e sui richiedenti asilo lgtbi. Oltre a una riflessione sulle migrazioni in Italia e nel mondo, verrà affrontato il tema dello Hate speech, cioè dell’incitamento all’odio espresso attraverso il web. Infine, si potranno ascoltare esperienze di accoglienza e testimonianze a cura dell’associazi0ne MigraBo lgtbi.

Le lezioni, tenute da psicoterapeuti, sessuologi, professori universitari e operatori del settore, si svolgeranno nei locali di Zap – Zona aromatica protetta (vicolo di Santa Maria Maggiore 1), dalle 9 alle 17.

Il corso “I colori dell’accoglienza” è un progetto finanziato dalla Regione Toscana, dalla Città Metropolitana di Firenze e dalla Consigliera di parità della Città Metropolitana, in qualità di partner della Rete Re.a.dy, ed è ideato e realizzato da Ireos in collaborazione con la cooperativa Il Cenacolo, Comune di Firenze, Comune di Sesto Fiorentino, Cospe, Cug Comitato Unico di garanzia per le pari opportunità Università di Firenze, Associazione Progetto Accoglienza, Rosaceleste, Il Grande Colibrì e MigraBo lgtbi.

«Si tratta di una significativa pluralità di soggetti, perché per raggiungere obiettivi importanti come il rispetto e l’accoglienza collaborare è indispensabile» spiega Barbara Caponi, presidente di Ireos. «Associazioni, amministrazioni e università, in questo percorso di formazione, offriranno un approcccio multidiciplinare che potrà essere restituito ai cittadini come servizio e come contributo per una società più giusta»

Sabato 17 novembre, alle 17, presso il Palagio di Parte Guelfa, si svolgerà infine l’evento conclusivo con l’esibizione dei cori Choreos, CONfusion e Omphalos voices.

Info e iscrizioni: coloridellaccoglienza@gmail.com; Alice Trippi 333/6798698.

Link utili: 

www.facebook.com/events/1857893040991469/ 

www.ireos.org/i-colori-dellaccoglienza/

Un laboratorio di cooking nelle cucine del Mercato centrale e uno di teatro all’Educatorio del Fugligno. Due scenari completamente diversi per analizzare in maniera concreta, e senza pregiudizi, un tema di grande attualità: l’inserimento lavorativo dei migranti. Si intitola infatti “Includere e integrare in azienda” l’evento che il 26 ottobre coinvolgerà imprenditori, responsabili delle risorse umane, operatori dell’inserimento lavorativo e lavoratori migranti.

«Le grandi migrazioni di questi anni rendono necessario lo sviluppo di nuove capacità imprenditoriali e gestionali per valorizzare la multiculturalità e trasformare le differenze in potenzialità, non solo per il singolo lavoratore ma anche per le performance aziendali» spiega Angela Nencini, presidente de “Il Cenacolo”, la cooperativa sociale capofila dell’iniziativa promossa dal progetto EU-ROADMAP e finanziata dalla Commissione Europea.

La giornata si svolgerà all’interno dell’Educatorio del Fuligno, in via Faenza 48, mentre il laboratorio di cucina sarà ospitato dal Mercato Centrale, in via dell’Ariento. Alle 9,30, si inizia con un intervento introduttivo di Monia Dardi della Fondazione Adecco sul tema “Diversity&Inclusion”. A seguire, i due momenti esperenziali, che permetteranno ai vari soggetti coinvolti di interagire e misurarsi nella gestione della diversità in gruppi di lavoro multiculturali. Al termine dei laboratori, alle 14,45, si svolgeranno un debriefing per riflettere sulle esperienze fatte e, subito dopo, la tavola rotonda “Migration works!”, condotta da Monica Reis Danai de “Il Cenacolo”, con le testimonianze di imprenditori, operatori, esperti di risorse umane e lavoratori.

«Sarà una giornata di confronto, aperta a tutti, che ha l’obiettivo di dimostrare che lavorare insieme si può e che l’inserimento lavorativo di persone con background migratorio è fonte di stimolo e crescita» aggiunge Nencini. Includere e integrare in azienda” sarà parte del programma di Jobbando, la fiera del lavoro che si svolgerà a Firenze, dal 22 al 26 ottobre.

Per le iscrizioni è possibile inviare una mail a cultraro@coopcenacolo.it entro lunedì 22 ottobre. 

 Dopo che 30 ragazzi ospiti delle strutture di accoglienza del Gruppo Incontro sono stati invitati a unirsi alle tavole delle famiglie pistoiesi; dopo 16 pranzi organizzati, nel corso di un mese e mezzo, nelle case di Pistoia, Santomato, Santomoro, Pescia, Firenze, Montale e Viareggio; dopo che 5 cene hanno avuto come protagonisti piatti della tradizione culinaria degli ospiti, l’iniziativa #apriteleporte viene riproposta con nuovo slancio (oltre il termine indicato in precedenza) per combattere ancora, nelle prossime settimane, la paura, la diffidenza e i pregiudizi.

Gli inviti arrivati da luglio sono stati infatti più numerosi di quelli attesi, alcune cene e alcuni pranzi sono ora in via di definizione e dalla cooperativa sociale Gruppo Incontro commentano: “Siamo molto soddisfatti sia dell’entusiasmo con il quale è stata accolta questa proposta, sia dei riscontri che arrivano dalle famiglie invitanti e dai ragazzi invitati. La cosa che ci ha fatto particolarmente piacere è che circa la metà degli inviti ricevuti sono arrivati da persone esterne alle reti di conoscenza della cooperativa”. Oltre le aspettative non sono solo i numeri degli inviti ma anche i legami che si sono creati: “Alcuni ragazzi continuano ad essere in contatto con le famiglie che li hanno invitati altre volte”. 

“Qualcuno ci ha detto che questa esperienza gli è servita per riflettere su quanto sia bello incrociare la diversità e trovare linguaggi comuni nei piccoli gesti”, spiega Donata Carradori, referente progetto Cas per Gruppo Incontro. Continua Carradori: “Pensiamo di proporre alle famiglie con cui i ragazzi sono entrati in contatto altre attività da fare insieme e probabilmente anche noi #apriremoleporte dei nostri centri per permettere nuovi incontri, piccoli passi, alla portata di tutti, per conoscersi meglio, al di là dell’indifferenza”.

I migranti accolti dalle famiglie pistoiesi per un pranzo o una cena sono accompagnati da un operatore o da un insegnante della cooperativa e sono scelti in base alla loro disponibilità, alla conoscenza della lingua italiana e alla propensione alla socialità. Per partecipare all’iniziativa #apriteleporte c’è quindi ancora tempo, basta dare la propria disponibilità scrivendo a progettoinclusione60@gmail.com o telefonando a 345 9317168  indicando possibili date, il numero degli invitati e l’eventuale conoscenza delle lingue inglese o francese.

Più di 60 famiglie che si sono avvicinate allo sportello di ascolto, 80 ore di incontri tra genitori e pedagogisti, nutrizionisti e pediatri, 2 inserimenti al nido e 4 alla materna, in tutto un centinaio di bambini che ora hanno una chance in più di crescere sereni e di andare a scuola. Questi sono i risultati raggiunti nei primi sei mesi dell’anno da Family Hub, il  progetto sperimentale realizzato dal Gruppo Cooperativo CGM e dal Consorzio Co&So, che ha l’obiettivo di sostenere le famiglie più fragili, quelle straniere, senza lavoro o con un reddito che scivola verso la soglia di povertà, con forti barriere linguistiche e culturali che possono frenare il processo di integrazione sociale anche per i più piccoli.

L’incremento dei nuclei familiari raggiunti dal progetto è stato possibile grazie alla collaborazione del Comune di Firenze, che ha aperto le porte delle ludoteche dei Quartieri 4 e 5 (Carrozza di Hans, Castello dei Balocchi, Mondolfiera). Questi tre spazi si sono aggiunti alle scuole dell’infanzia “La Nave” di Firenze e “Sacro Cuore” di Scandicci, dove Family Hub ha iniziato a operare un anno fa.

Molte le azioni che hanno permesso a Family Hub di farsi conoscere sul territorio e raggiungere numeri così importanti.

In primo luogo, l’avvio di uno sportello d’ascolto “diffuso”, seguito da uno staff di mediatori culturali di Nosotras, che ha messo a fuoco i bisogni dell’utenza: iscrizioni scolastiche e ai centri estivi, reperimento, comprensione e compilazione di moduli, richiesta di aiuto psicologico.

Altro capitolo importante, il sostegno alla genitorialità. Circa 80 ore sono state dedicate a incontri tra professionisti dell’area educativa (pedagogisti, nutrizionisti, pediatri, fisioterapisti) e i genitori.

Inoltre, nei primi sei mesi dell’anno sono stati inseriti due bambini all’interno del nido della scuola “La Nave”e altri quattro bambini, accolti dal centro Slataper, hanno potuto frequentare la scuola materna per tutto il periodo dell’accoglienza.

Infine, durante il mese di luglio, 12 bimbi provenienti da famiglie segnalate dai servizi sociali del Comune di Firenze hanno partecipato gratuitamente ai campus estivi che la cooperativa L’Abbaino aveva attivato presso il nido aziendale “Il Giardino dei Grilli”.

L’esperienza di Family Hub si concluderà, dopo due anni di attività sperimentale,  a dicembre di quest’anno. Il suo operato ha già ottenuto importanti riconoscimenti. Nel 2016 il progetto infatti si è classificato tra i 10 vincitori del bando nazionale “Infanzia, prima” della Compagnia di San Paolo, Fondazione con il Sud e Fondazione Cariplo.

«L’attività che sta svolgendo Family Hub ha il suo fulcro e motore nel coinvolgimento delle famiglie e nella creazione di relazioni stabili» commenta Claudia Calafati, direttore dell’area educazione del Consorzio Co&So. «La socialità è importante perché stimola l’integrazione reale degli adulti e la crescita dei bambini in un contesto protetto – per quanto possibile –  dalle incertezze economiche e lavorative dei genitori».

 

La solidarietà è contagiosa, lo dimostra il successo ottenuto dalla seconda edizione di “Aggiungi un posto a tavola”, il progetto nato per favorire l’integrazione dei migranti, ideato dalla Cooperativa sociale Odissea (gruppo Co&So) insieme all’Osservatorio per la Pace del Comune di Capannori, alla Caritas della Diocesi di Lucca e alla Cooperazione Missionaria Diocesi di Lucca.

In due mesi, sono state 26 le famiglie che hanno chiesto di partecipare invitando a cena un richiedente asilo ospitato nelle strutture di accoglienza gestite da Odissea a Lucca e a Capannori.

Le cene realizzate per il momento sono state 22 (altre saranno organizzate a breve), per un totale di 25 migranti, tra i 17 e i 30 anni.

Rispetto all’edizione della scorsa estate, quest’anno il numero dei partecipanti è raddoppiato, e il coinvolgimento ha fatto un decisivo salto di qualità. «Il progetto ha raggiunto anche famiglie che non gravitavano intorno alla nostra cooperativa e che sono venute a sapere dell’opportunità attraverso i social e i volantini che avevamo distribuito. Abbiamo avuto richieste non solo da Capannori, ma anche da Lucca, da Pisa e dalla Versilia» racconta Patricia Barsi di Odissea, che ha curato la parte organizzativa di “Aggiungi un posto a tavola”.

«Tanti i nuclei con figli adolescenti, che grazie al nostro progetto hanno potuto incontrare coetanei con storie molto diverse dalle loro. Inoltre, siamo stati contattati anche da alcune associazioni del territorio che desideravano fare questa esperienza insieme ai loro soci. Inoltre, ci ha fatto piacere scoprire che molte famiglie hanno continuato a coinvolgere i migranti nelle loro attività, a dimostrazione che l’integrazione è possibile e passa attraverso la conoscenza».

Per ricambiare l’ospitalità, mercoledì prossimo, nell’uliveto della parrocchia di Segromigno in Monte, i migranti offriranno una cena alle famiglie italiane che hanno contribuito al progetto. Tre squadre in cucina realizzeranno piatti tipici del Pakistan, del Senegal e della Guinea. Al termine, musica dal vivo e proiezione di fotografie.

Insieme a tutta l’equipe di Odissea, alla serata parteciperà anche il vescovo della Diocesi di Lucca, Italo Castellani. 

 

Un dj professionista come maestro, la musica che abbatte ogni barriera e tanta voglia di pensare al futuro. Ecco gli elementi che hanno decretato il successo del “Laboratorio di Djing”, un corso ideato e promosso, attraverso lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), da Odissea, la cooperativa sociale del gruppo Co&So, che dal 2007 si occupa di immigrazione.

L’iniziativa ha intercettato la grande passione dei giovani per la musica e ha ottenuto fin da subito un grande risultato: abbattere le barriere e promuovere l’integrazione tra migranti e residenti.

«Sono stati i ragazzi stessi a suggerircelo» spiega Riccardo Bonetti, coordinatore delle strutture per minori di Odissea, che nel solo Comune di Capannori accoglie in due appartamenti 12 stranieri non accompagnati under 18 (in tutta la Piana lucchese il numero sale a circa 60).

Una volta ottenuto il via libera dal servizio centrale Sprar, le iscrizioni si sono aperte anche a tutta la cittadinanza. E le richieste sono state decisamente sopra ogni aspettativa: in 35, tra giovani e adulti, uomini e donne, hanno espresso il desiderio di imparare la professione del Dj. Ne sono stati selezionati 20, tanti erano i posti disponibili: un bel gruppo composto per metà da richiedenti asilo e per metà da italiani, con un’età media intorno ai 20 anni.

Il corso è partito il 20 agosto scorso, nei locali del Centro giovani Santa Margherita, a Capannori, e andrà avanti fino al 19 settembre con lezioni bisettimanali (il lunedì e il mercoledì pomeriggio) di teoria e di pratica. La fine del corso verrà festeggiata con un evento speciale.

«Con questa iniziativa di formazione abbiamo dato l’opportunità ai giovani di coltivare una passione e di imparare qualcosa di nuovo e di utile per affacciarsi al mondo del lavoro. Ma l’obiettivo a cui teniamo di più è quello di aver messo insieme, in un ambiente protetto, persone che altrimenti non avrebbero mai avuto modo di incontrarsi e di conoscersi. Accogliere coinvolgendo il territorio: questa è l’integrazione che serve in un momento così particolare della nostra storia» ha commentato Valerio Bonetti, presidente di Odissea.

 

“L’obiettivo finale sarà avere un’azienda agricola in grado di produrre e stare sul mercato grazie alla qualità dei suoi prodotti, a cominciare naturalmente dall’olio, e quindi in grado di dare lavoro a dei giovani che appartengono a categorie svantaggiate. Perché una occupazione non significa solo reddito e quindi la capacità di guardare con più certezze al futuro, ma anche un ruolo nella società evitando la solitudine e l’assistenzialismo fine a se stesso”. Così Samuele Pii, direttore del consorzio Coltibio di Co&So, di cui fa parte la cooperativa Frantoio del Parco, spiega il senso dell’iniziativa che oramai da due anni si sta realizzando nel Parco della Maremma.

“Il progetto dell’olio “Antico Frantoio del Parco” – racconta Pii – è iniziato nel 2016 quando, grazie a un bando pubblico promosso daEnte TerreRegionali Toscane, nell’ambito del progetto “Banca della Terra”, la Cooperativa Frantoio del Parco ha avuto in concessione dalla Regione Toscana 200 ettari di uliveti, di cui 150 ettari certificati biologici e IGP Toscano, e un frantoio situati all’interno del Parco della Maremma e nella frazione di Enaoli a Rispescia (GR). Sia gli uliveti che il frantoio erano stati lasciati abbandonati da più d10 anni. Da quello stato di degrado siamo partiti e abbiamo onestamente fatta molta strada”.

Infatti la Cooperativa Agricola Frantoio del Parco, con il sostegno della Chico Mendes Società Cooperativa Sociale, fondatrice della rete di Altromercato in Italia, sta riportando le piante in salute e sta raccogliendo le olive di quattro diverse varietà presenti all’interno del Parco (le cultivar principali sono: pendolino, leccino, moraiolo e frantoio), per produrre un olio extra vergine di oliva biologico e con denominazione di Indicazione Geografica Protetta toscana. Dal 2016 sono stati prodotti 5.000 litri di olio e 3.000 bottiglie che sono state vendute nelle botteghe di prodotti tipici, nei negozi biologici e attraverso i canali del commercio equo e solidale.

Sono già stati curati circa 10.000 ulivi – specifica il direttore di Coltibio – e ne rimangono 20.000 da potare. Tutto il lavoro di recupero è stato svolto, e continuerà ad essere svolto, nel rispetto dell’ambiente, delle persone e della legalità. Ora, il prossimo obiettivo sarà aprire il frantoio e stringere nuove collaborazioni con soggetti pubblici e privati che condividono la nostra visione e che vedono nei progetti di recupero del patrimonio comune una opportunità per migliorare la società in cui viviamo”.

Rimettere in piedi e funzionante il frantoio in tempo per la prossima campagna olearia infatti permetterà di molire le olive autonomamente ed in futuro non è da escludere la possibilità di molire anche le olive di altri olivicoltori della zona. Con ovvie ricadute occupazionali.

“Fin qui sono già stati assunti 3 operai agricoli – spiega Pii – ma l’obiettivo a lungo termine è di assumere almeno altri giovani, in particolare nei periodi della raccolta e della potatura, che verranno scelti tra gli appartenenti a categorie svantaggiate. Questo è possibile grazie al progressivo recupero degli ulivi, che permetterà negli anni di generare sempre nuove posizioni lavorative per il lavoro nei campi, in frantoio e nei punti vendita che verranno attivati sul territorio”.

“Il tutto ovviamente accompagnato da un continuo supporto formativo volto a garantire lo sviluppo di nuove competenze che permettano di mantenere un’occupazione a lungo termine e di generare nuova imprenditorialità, rivitalizzando aree agricole depresse e abbandonate” conclude Pii.

 

Punti vendita:

La Bottega di Alberese (Via dell’Artigliere, 1/4, 58100 Alberese GR)

La Bottega Maremmama (Via del Bersagliere, 2, 58100 Alberese GR)

Punto vendita presso il Centro Servizi, strada del mare, Parco della Maremma (GR) a 150 metri dalla spiaggia di Marina di Alberese.

Le botteghe Chico Mendes Altromercato di Milano e Brescia (http://chicomendes.it/scopri-le-nostre-botteghe/)

Il sito di vendita online di Chico Mendes Altromercato (http://webshop.chicomendes.it/)

Aprite le porte e aggiungete un posto a tavola per un richiedente asilo. L’iniziativa nasce per combattere la chiusura, la paura e la diffidenza è promossa a Pistoia dalla cooperativa sociale Gruppo Incontro.

Un’occasione unica per abbattere i pregiudizi e incontrare faccia a faccia i migranti ospitati sul territorio, per conoscersi a vicenda ed ascoltarsi.

I migranti accolti dalle famiglie pistoiesi per un pranzo o una cena saranno accompagnati da un operatore o da un insegnante della cooperativa Gruppo Incontro e saranno scelti in base alla loro disponibilità, alla conoscenza della lingua italiana e alla propensione alla socialità. L’iniziativa “Aprite le porte” si svolgerà fino al 20 settembre. per partecipare basta dare la propria disponibilità scrivendo a progettoinclusione60@gmail.com o telefonando a 345 9317168.

“Aprite le porte è un’iniziativa che ha già avuto apprezzamenti e abbiamo già raccolto i primi inviti a cena – spiega Donata Carradori, referente progetto Cas per Gruppo Incontro – Pensiamo che sia un’occasione unica per iniziare a capirsi, a scambiare opinioni, a scoprire le cose che ci accomunano, per conoscersi a partire perché no dai piatti italiani, per poi parlare della cucina degli altri Paesi ed eventualmente anche per cucinare insieme. Un pranzo o una cena diventano così un primo passo, alla portata di tutti, nella lotta all’indifferenza e all’emarginazione”.